00 18/02/2010 12:48
Perché i serial killer inventati sono... migliori?

Perché i realmente esistiti sembrano meno cattivi su pellicola?

Mi pare evidente. E anche comprensibile.

"Ho scritto Atto D'Amore perché ero arrabbiato, arrabbiato per il fatto che tanta attenzione fosse rivolta agli psicopatici e agli assassini, e nessun interesse sfiorasse le vittime" (Joe R. Lansdale)


Gli si può dare torto?

Ho sempre trovato le storie violente basate su fatti violenti realmente accaduti quantomeno scomode.
Nella mia pur discreta capacità di essere insensibile e propenso alla visione del macabro e dell'omicidio, devo ammettere che alcuni prodotti filmici mi provocano una rabbia molto simile a quella descritta più sopra, qualcosa che ha il sapore (per fortuna) di umana partecipazione al dolore di chi davvero è scomparso sotto i colpi del folle di turno.

Io sono per le storie finte, fasulle, inventate. Sono per il fiabesco.

Detesto la cronaca nera. Per quanto si finga romanzata, per quanto edulcorata per necessità di copione, alla fin fine, rimane il risultato di uno sciacallaggio da giornale urlato in piazza grande.

L'idea che ci si possa risentire per "l'umiliazione" di cui è stato oggetto Ted Bundy, ridotto a una "mammoletta", sinceramente mi lascia di stucco.

Va bene l'attrazione per il lato oscuro dell'essere umano, ma cerchiamo di non seguire miti che guidano dritti all'inferno.
Lo trovo immaturo, superficiale, infantile.






[Modificato da Steveau 18/02/2010 12:52]
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"Si staranno preoccupando per noi?"
"No, non ancora. Dovevamo incontrare i camion venti minuti fa; si faranno vedere soltanto fra un'ora e mezza. Alle due, cominceranno a chiedere a
qualcuno se c'hanno visto. Alle tre ci cercheranno nei bar, e verso le quattro si arrabbieranno. Alle cinque, forse qualcuno capirà che ci siamo persi. Alle sei, il capitano penserà di chiamare il comando, e lo farà solo alle sette e mezza. Dal comando risponderanno che è tardi e
che ci penseranno domani."