Lo dico subito: sono rimasto molto impressionato da questo cortometraggio, che mi ha favorevolmente colpito per la regia semplice e lineare ma efficace, la storia interessante e ben narrata e i personaggi (per una volta) interessanti e ben caratterizzati; tanto che, contrariamente al mio solito, non inizierò col fare l'elenco dei difetti (peraltro quasi assenti) ma bensì dei pregi.
• l'uso del bianco e nero: ovvero come trasformare il bosco dietro casa in una ambientazione filmica ed onirica semplicemente togliendo il colore. Ne ho già parlato in altra sede, e credo che molti registi indipendenti dovrebbero tenere in considerazione questo elemento: inutile inserire roba a casaccio se non si sa come utilizzarla, si rischia solo di perderne il controllo, o di ricreare un'ambientazione troppo “casalinga”. In questo caso invece con pochi tocchi di stile il boschetto qualsiasi diventa UN bosco arcano, luogo di paura ed ossessione. Ottimo.
• l'uso del fattore tempo: molto interessante e ben sviluppata l'idea che i personaggi non stiano vivendo insieme la loro disavventura, ma che ciascuno stia vivendo la propria personale odissea sebbene tutte le vicende sono narrate parallelamente. E addirittura, sapendo con CHI i nostri hanno a che fare, nulla ci vieta di immaginare che le sette storie si stiano REALMENTE svolgendo nello stesso momento: l'onnipotenza del loro avversario, la Morte, rende la cosa più che plausibile, e sicuramente affascinante. Ottimo immaginare una Morte che, come è giusto che sia, è in tutti i luoghi contemporaneamente.
• La varietà di ambientazione: quando ho visto il bosco la prima cosa che ho pensato – conoscendo l'amatoriale – è stata che da quel posto non saremmo usciti mai. E' stato quindi con gran sollievo che ho assistito all'apparizione del paese abbandonato, e sono stato estremamente soddisfatto nel vedere che tale paese non è stato usato solo come sfondo, ma è entrato a far parte delle vicende. Chi in fondo ad un vicolo, chi ad un bivio, chi dietro ad una porta, chi in fondo ad una scala, ciascuno dei personaggi ha trovato la propria personale odissea, in un mutare di scene che ha sicuramente contribuito a rendere il corto molto più strutturato e mai ripetitivo.
• La regia: molto professionale, rapida, incisiva, adatta nel creare suspance e molto ben controllata. In particolare apprezzabile il fatto che sebbene ci capiti di vedere per ben sette volte la stessa situazione, non c'è mai una stessa inquadratura o trucco scenico che ci crei una sensazione di deja-vù. Tutti i segmenti hanno la loro dignità e personalità, e anzi il vedere somiglianze tra di loro rende ancora più inquietante il tutto. Cito tra tutte le scene quella in cui la ragazza e il ragazzo si scambiano di posto entrando ed uscendo dal vicolo. Davvero simpatica.
• I personaggi: tutti originali, caratterizzati, diversi l'uno dall'altro. Lontani dallo stereotipo del “consumatore di droghe”, ciascuno con la propria personalità e con la propria storia. E buona prova di tutti gli attori, efficaci sia come presenza che come recitazione. Certo, la perfezione non c'è, qualche punto lascia un po' a desiderare, qualche difetto si vede...ma in generale la qualità è più che alta. In particolare cito l'attore a cui è stata data sicuramente la parte più difficile, e cioè quella della Morte: pur cedendo ad una certa teatralità e forse caricando un po' troppo la parte, è riuscito comunque a risultare efficace. E da un certo punto di vista ha mostrato una morte inedita, non indifferente e superiore come spesso accade ma sprezzante, spietata, quasi rabbiosa, come fosse coinvolta in ciò che sta facendo.
• La trama: anche qui bravura, serietà e concisione. Non si approfondisce più di tanto, e per esigenze di “copione” (il corto fa parte di una campagna contro l'uso di droghe) la storia è lineare e punta dritta ad un unico obiettivo; eppure lo fa con inedita spietatezza, e senza risultare moraleggiante. Le storie private dei protagonisti sono abbastanza semplici, forse troppo, ma la cosa non costituisce un particolare problema. Unico difetto, la scena in cui la Morte in chiesa finge di essere il fidanzato della signorina bionda. Mi è sembrato un cedere a tentazioni di oltreoceano, con un cattivo che “gioca” con le proprie vittime, mentre per il resto della pellicola tutte le azioni della Morte sono improntate al far prendere coscienza della propria situazione ai cinque personaggi. Che senso ha quindi giocare in modo così gratuito con una di loro?
In conclusione un cortometraggio forse non tremendamente geniale od originale ma che, seppure “limitato” dal tema sociale da trattare riesce a non deludere, ma anzi a fornire un'ottima prova di coerenza stilistica, una trama semplice ma solida, e soprattutto una sceneggiatura e una regia che sanno come muoversi all'interno del genere riuscendo a dare il massimo. Complimenti a tutti.