Non appena è partita la prima scena di questo cortometraggio sono stato lì lì per urlare “IL VINCITORE!”. Purtroppo però anche questa volta le mie speranze sono andate in fumo. Di poco, certo, di pochissimo, ma di quel tanto che bastava per cambiare(mio malgrado) idea. O perlomeno per fare una parziale marcia indietro.
“7” arriva –stranamente – dopo altri due cortometraggi basati sulla Visione, sui sogni, sugli incubi. Cosa strana, a ben pensarci. Comunque, è cosa lapalissiana il dire che questo è sicuramente il migliore dei tre, così come è sicuramente migliore di molti altri cortometraggi in concorso. Visivamente ineccepibile, riesce addirittura in certi punti a dare più di quel che uno si aspetterebbe: dove tutti tendono al risparmio, al lasciare indietro, “7” non arretra di un passo, e anzi in certi momenti rilancia. Ambientazioni ottime, regia efficacissima, personaggi sottilmente inquietanti, ambienti uno migliore dell’altro, tendenze visionarie mai sbilanciate od esagerate…dal punto di vista della visione è tutto al massimo della potenza. E anche le premesse su cui si basa il corto sono più che interessanti.
Ma ecco, come per gli altri due suoi predecessori, anche qui è sull’immediatezza, sulla trama, sulla storia che il vostro stronzo recensore inizia a storcere il naso.
Così ci dice il regista nella sua sinossi: “Beatrice, afflitta da strani sogni ricorrenti, cerca di contrastare le forze che la perseguitano in un mondo dominato dalla superstizione e dall’incanto subliminale.” Due corti dentro l’altro, o sette corti palindromi (lo è anche il titolo…) che si possono vedere in diversi montaggi…e nelle intenzioni è tutto bello, splendido, meraviglioso (l’ho detto: stavo per gridare alla vittoria!)
Ma ecco, i 7 spezzoni si limitano ad essere sette – splendide – visioni di morte della protagonista, in balia di eventi che né lei né noi siamo in grado di capire. E’ un sogno? E’ reale? Qualcosa è vero e qualcosa no? Ad un certo punto ho pensato che lei fosse stata uccisa nella realtà, e che stesse perdendosi dentro varie versioni della sua morte, ma il corto termina così come era iniziato, senza spiegare alcunché.
E’ un peccato, perché a livello stilistico siamo a grandi livelli di ricercatezza. Ma il messaggio, il senso, se c’è è andato perso nei meandri della ricostruzione scenica. E io, scusate, sono quel tipo di persona che non si accontenta solo di questo quando deve giudicare.
Il corto non avrebbe dovuto essere composto da una storia che vista dall’inizio alla fine aveva un senso, e rivista al contrario ne aveva un altro? Essendo palindromo…Ma non lo dico per accusare, lo dico per capire. Sfido chiunque ad ideare una storia del genere…
Però…ecco, però forse avrei voluto vedere tutti questi mezzi al servizio di una trama lineare, o quantomeno di senso compiuto. Non dico di dover scrivere un romanzo russo, ma a volte vorrei vedere dei registi di talento alle prese con una storia che abbia un inizio ed una fine…come faccio altrimenti a giudicarli? Le immagini – per quanto splendide – sono solo una parte del fare cinema. E se mi ricorderò per molto tempo la bellissima “stanza-nave” o le tre sorelle Parche, già i vari pezzi del puzzle mi si stanno confondendo in testa. Sono stato sorpreso, ma non coinvolto. Ancora una volta ho dovuto recitare la parte dello spettatore passivo, trascinato dal fiume di immagini nel tentativo di trovare uno scoglio sul quale aggrapparsi.
Non dirò altro. L’intento del regista era di fare Arte Visiva, applicando le regole di una narrazione non lineare ma visionaria ed enigmatica, paradossale. Per cui non posso criticarlo per quello che non era il suo intento, non posso dire che questo corto è negativo perché non vi ho trovato quello che mi aspettavo, ma che non era nelle intenzioni dei suoi autori. Posso solo attribuirgli un 10 e lode, e fare tanto di cappello: tutto ciò che ho visto era degno di nota.
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In conclusione, un corto che avrebbe fatto piacere a Georges Perec, il quale un tempo scrisse un romanzo a “puzzle” nel quale ogni capitolo rappresentava una tessera (descrivendo una per una tutte le stanze degli appartamenti di un piccolo condominio) e che – pur essendo essenzialmente descrittivo – aggiungeva elementi su elementi che nell’intenzione dell’autore avrebbero assunto senso compiuto (formato un’immagine decifrabile) solo alla posa (alla lettura) della centesima e ultima tessera.
Ecco: se questo corto fosse stato così, a mio parere sarebbe stato il vincitore assoluto, senza rivali. Così non è stato – o forse io non me ne sono accorto? - ma tantissimi complimenti agli autori.
Verrò a vedere il vostro sito.