Quando un corto è veramente valido, è inutile sprecarci sopra troppe parole: le immagini parlano da sole, e discutendone troppo si rischia soltanto di sbrodolarsi addosso. Essendo questo Zedder perfettamente ascrivibile alla categoria dei “perfettamente validi”, questa recensione sarà dunque stringata.
Diciamo subito una cosa: se questo corto è davvero l’esordio dei suoi autori nel mondo del cortometraggio (horror) allora è davvero un ottimo biglietto da visita, sia a livello di storia che di regia. E’ raro trovare prodotti così professionali e ben scritti. I complimenti sono d’obbligo.
Riguardo al resto, che dire? La regia, la fotografia, gli effetti speciali, il montaggio sono impeccabili.
E – caso raro di questi tempi – la storia c’è.
A parte i riferimenti al Sam Raimi dei tempi de La Casa, "Zedder" mi ha fatto venire in mente i fumetti di Dylan Dog: il mix tra orrore (anche pesante), assurdo e ironia sembrano presi di peso da una delle sue storie; anzi, ora che ci penso mi pare di averne letta una simile qualche tempo fa, con i padroni e gli ospiti di un albergo che in realtà erano morti e mettevano in piedi complicati giochi spaventosamente crudeli per passare la loro eternità. Lo spunto è casuale oppure voluto? Sia quel che sia, il risultato finale è davvero perfetto: credo ci sia più Dylan Dog in questo film che in quello “vero” concepito dagli americani. Incredibile come lo stile – voluto o meno – sia stato riprodotto alla perfezione.
Comunque, tornando alla trama, mi pare che il colpo di scena finale sia simile a quello del Dylan Dog che citavo prima: tutti i presenti in realtà sono morti viventi che “recitano” un film dell’orrore. Ho capito bene? In realtà non ne sono sicuro…e forse non è neppure importante… ma se le cose fossero così allora sarebbero perfettamente accettabili delle parti di storia che altrimenti risulterebbero un po’ forzate (e alzerei anche un po’ il voto alla sceneggiatura ahahahaa!).
Le cito:
1. il fidanzato torna in camera, scrolla lei, lei non gli risponde e lui non insiste a svegliarla. Mah.
2. salito in macchina il fidanzato – dopo aver scoperto il furto delle chiavi – di punto in bianco ride, ride, ride e si trasforma in un “fico” Tarantiniano, iniziando anche a sparare battute ad effetto. Mah.
3. E tra parentesi: se i due sono all’ultimo giorno di vacanza, come mai nel bagagliaio invece della valigie hanno un fucile a pompa? Cosa se ne facevano durante le vacanze?
Se i due fossero davvero capitati lì per caso, vivi, etc etc, i dubbi rimarrebbero. Se invece tutto il corto è una messinscena messa in piedi da TUTTI i protagonisti, allora ecco che ogni punto dubbioso – e i cambi repentini di cifra stilistica – sono perfettamente in regola con la storia: se si sta recitando una commedia dell’orrore a braccio, è logico che ci sia un certo livello di “improvvisazione”.
Ho poco altro da dire. Tutti gli attori sono in parte e bravi. Il corto è davvero di altissimo livello, e lo stile – Dylan Dog o meno – è davvero personale e valido. Un bravo va anche allo sceneggiatore, l’intesa col regista è ottima.
Non mi resta che fare i complimenti.