END is just the beginning.
END è un prodotto di sicura qualità che – visti i nomi dei registi coinvolti – era facile aspettarsi. E’ un corto ben fatto, ben costruito e che in pratica si commenta da solo, come sempre accade quando si ha a che fare con un’opera valida. Inutile quindi stare tanto a pontificare.
L’unico “problema” – se così vogliamo chiamarlo – è che END è soltanto la prima puntata di una web serie, ergo la storia si interrompe sul più bello, mentre i 20 e passa minuti di trama sono dedicati giustamente all’introduzione dei personaggi, dell’ambientazione e delle varie sottotrame, in attesa della vera e propria partenza dell’avventura.
Comunque, attenendoci a ciò che abbiamo visto, possiamo tranquillamente dire che tutti gli elementi necessari a mettere in piedi una trama vincente sono al loro posto. C’è un’ambientazione italiana (ottima cosa), c’è il concetto elegantemente divertente di un’epidemia di zombie vissuta all’interno di un’agenzia funebre, ci sono tanti personaggi interessanti – ognuno con la sua storia, i suoi problemi, i suoi segreti, le sue idiosincrasie - e infine una storia che si muove su parecchi binari differenti. Tanto materiale, dunque, e che si suppone sarà ben sfruttato.
Volendo fare l’avvocato del diavolo, potrei dire che mi è parso un po’ strano che uno degli impiegati dell’agenzia passi (almeno così pare) tutte o molte notti rinchiuso proprio lì, in mezzo alle bare, per fare festini alcoolici con gli amici. Perché proprio lì dentro? Non era più comodo fare tutto a casa?
E un po’ strana mi è sembrata l’idea che l’invasione di morti viventi sia nata da una partita di droga tagliata male. Ammesso e non concesso che l’eroina o la cocaina possano contenere chissà quale sostanza capace di trasformare gli uomini in zombie (come ci è finita dentro la droga? Chi mai userebbe una sostanza chimica sconosciuta o potenzialmente letale per tagliare il proprio prodotto? Ma chissà, magari può essere, gli acidi russi che corrodono la carne ne sono un esempio alquanto attuale… e comunque non siamo qui per difendere la “verosimiglianza a tutti i costi”!), sarei curioso di sapere da quale idea è scaturito questo spunto, e cosa (se) voleva dimostrare. L’uso della droga come elemento scatenante di tutto ha un senso nell’economia della trama, o in quanto metafora, oppure è stata usata semplicemente perché “faceva comodo”?
In effetti, riflettendo sulle esigenze di trama, sia i festini ripetuti che la droga assassina – nella loro peculiarità e nella lieve forzatura che portano con loro – danno l’idea di essere stati inseriti per esigenze di trama. La storia si doveva svolgere in un’agenzia funebre, per cui era necessario che ci fosse qualcuno all’interno delle bare da far risorgere, e questo qualcuno doveva venire in qualche modo in contatto con la fonte del virus. Ma come far accadere tutto ciò considerando che i futuri zombi erano chiusi un una bara? Dando loro una ragione logica per trovarsi chiusi lì dentro e infilando l’agente tossico insieme a loro. E cosa si può infilare di nascosto in una bara che può rappresentare un pericolo etc etc etc? Da lì l’idea della droga.
Ovviamente potrei sbagliarmi, non pretendo di essere onnisciente. Se cito queste riflessioni è solo perché mi sono venute in mente, e io amo ragionare sugli elementi che compongono le storie, cercare di intuire il “dietro le quinte” della creazione di una trama. La domanda che oziosamente rivolgo a me stesso è dunque: droga e festini sono motivati, sono scelte consapevoli e volute o sono solo esigenze di trama dalle quali è poi scaturita la storia? O più banalmente: è venuto prima l’uovo o la gallina? Il padrone dell’agenzia funebre era un trafficante che si trova in mezzo agli zombi o è dovuto diventare trafficante perché agli zombi serviva un motivo per tornare in vita?
Comunque, riflessioni oziose a parte, il mio giudizio su END è largamente positivo. E’ un peccato non avere sotto le mani la trama completa, e dover dare un giudizio per forza di cose parziale. In ogni caso le persone coinvolte hanno dimostrato perfettamente come il creare un horror NOSTRO, moderno, ironico, raffinato, intrigante e bello da guardare sia assolutamente alla portata del cinema italiano. Sarebbe ora che qualcuno se ne accorgesse veramente; capisse quante possibilità il cinema di genere può offrire, e desse una volta per tutte una possibilità a registi di talento e di grande professionalità come sono i realizzatori di END.
Un saluto a tutti loro.