Maneater - Impegnarsi a fare schifo.
Ragazzi, prima di cominciare vi faccio una confessione: 15 minuti di questo film li ho visti mentre ero in pizzeria in attesa della mia “
margherita” da asporto.
E non erano i 15 minuti iniziali.
Il film chiarisce fin da subito che ci hanno messo tutto l’impegno possibile per fare schifo e così ecco che ci propongono un intro con una serie di inquadrature paesaggistiche che riescono a far apparire mediocre anche la location più bella del mondo (
Hawaii), con una canzone di sottofondo che sembra la versione fatta male della colonna sonora di “
Weekend con il Morto 2”.
Che non ci siano soldi per fare un film serio sugli squali e che sia necessario ricorrere a qualche tirocinante per la CGI lo possiamo anche comprendere.
Ormai ci siamo messi il cuore in pace.
Ma almeno la colonna sonora e due carrellate sui paesaggi non potevano realizzarle senza far trasparire svogliatezza? Ah, no?
Va beh, andiamo avanti.
Il prologo ci mostra una giovane ragazza che viene smembrata da uno squalo bianco gigante, provocando nel padre risentimento e sete di vendetta.
Padre che è un incrocio tra
Mr.Crocodile Dundee e uno a caso dei
Lynyrd Skynyrd.
Si fa notare da subito con un dialogo surreale alla stazione di polizia quando inizia a litigare con nientepopodimenoche il grande
Bobby Sixkiller della tamarrissima serie TV
Renegade.
Tanta nostalgia.
A quanto pare gli antichi fasti in cui si andava a figa con
Lorenzo Lamas negli anni ‘90 sono solo un lontano ricordo per il nostro ex eroe caduto in disgrazia.
Ma non è il solo idolo che appare in questo film. Anche il mitico pilota di elicotteri
Lapidus (che solo i veri fanatici di
Lost ricorderanno) fa una comparsata nelle vesti di professore che insegna agli studenti come riconoscere uno squalo dai morsi inflitti agli esseri umani.
Tipo calco dei denti quando mordi una mela.
Tutto solo per appurare che questo squalo non uccide per nutrirsi, ma per divertimento.
Con questa spiegazione logica il regista si dimostra un abile scacchista e con una sola mossa mette a tacere tutti quelli che avrebbero detto che il comportamento dello squalo non è naturale.
Ok, ora sappiamo che abbiamo a che fare uno squalo sadico.
Tutto in regola.
E così può iniziare la storia vera e propria, mentre io sono in attesa che il mio pizzaiolo di fiducia sforni l’ordine numero 54.
Ah, no!
Prima di poter proseguire, senza alcuna ragione apparente, con un atto di superbia ci viene proposta una scena “
molto bruttissima” (vedi diapositiva fornita da Poo): un turista si lancia con un backflip da una scogliera e viene addentato al volo dallo squalo che manco un ciccione affamato se gli lanci un
Grisbì al pistacchio.
Possibile che nemmeno stavolta qualcuno della troupe si sia fatto avanti dicendo “
no ragazzi, questa non credo sia una buona idea”?
Comunque, ora sì che la storia può cominciare.
Il gruppone-carne-da-macello appare composto da persone abbastanza “
normali” nei loro dialoghi inutili e banali.
Il loro obiettivo è quello di passare una vacanza tra oceano e isolotti disabitati, guidati e accompagnati da una coppia di mezza età che organizza escursioni sulla propria barca.
Ci viene fatta conoscere meglio la protagonista. Ovviamente donna e ovviamente vittima di un dramma personale: depressa poiché lasciata a un passo dall’altare e figlia di una donna disabile che adora l’ex genero.
Ah, ci fanno anche sapere che è infermiera. Questa info tornerà preziosissima più avanti nel film.
Tra dialoghi inutili e inquadrature paesaggistiche riempitive, il tempo passa a fatica e io inizio a pensare che sarebbe stato più emozionante guardare il fuoco del forno a legna che cuoce le pizze.
Ma ecco che un finto colpo di scena con falso allarme telefonato mi risveglia ad un passo dalla narcolessia: mentre sono in canotto per raggiungere l’isolotto, qualcosa di inquietante si muove nell’acqua.
E quando sembra arrivato il momento dell’attacco fatale, vediamo che è semplicemente un cucciolo di delfino che sghignazza e sbeffeggia la nostra crew .
Crew composta per la maggioranza da ragazze che nella realtà si fermerebbero a fare le moine persino a un gatto randagio (
anche io), ma che davanti a un cucciolo di delfino continuano a remare e a parlare del nulla assoluto. Come se nulla fosse.
L’unico che nel frattempo non si annoia è lo squalo che va a far fuori i due proprietari della barca.
Il momento più brutto è quando la moglie deve allertare il marito e invece che gridare “
Shark Shark!” come farebbe anche il più stupido personaggio di un film sugli squali brutti, lei gli dice tipo “
caro, credo che tu debba uscire immediatamente dall’acqua”.
Stranamente, in questo modo non riesce a stimolare a sufficienza la reattività dell’uomo e, per tagliare corto, vengono ammazzati entrambi.
Nel frattempo, i ragazzi, ignari, passano la notte sull’isola.
E io finalmente mi mangio la pizza.
Il mattino seguente, una delle ragazze sveglia uno dei due ragazzi, quello tracagnotto, per invitarlo silenziosamente a seguirla in una spiaggia nascosta dove farsi una nuotata a due.
Il ragazzo tracagnotto, oltre a non essere prestante fisicamente non è nemmeno un fulmine di guerra: non ha ancora capito che questa vorrebbe essere semplicemente scopata e inizia ad averne qualche sospetto solo quando lei si cala le mutandine prima di entrare in acqua.
Lui la segue, ma nonostante il picco di testosterone mattutino, non dimostra grande spirito di intraprendenza.
Così, arriva lo squalo a guastare la festa prima ancora che inizi:
dopo aver sbranato la ragazza, tira una codata al ragazzo quasi come se volesse dirgli “
vai e racconta ai tuoi amici quelli che hai visto, questo è il mio quartiere”.
Lui però anche stavolta non capisce il messaggio, infatti sviene a muore annegato.
Nel frattempo anche gli altri si svegliano.
La protagonista trova il corpo del tracagnotto esanime a riva e, sfoggiando le sue skills infermieristiche, gli poggia due dita sul collo per sentenziare “
non c’è battito”.
Scoppia il panico e il nostro squalo entra in modalità “
killing spree” facendo fuori nel giro di 2 minuti esatti ben 3 dei 4 superstiti.
Uno dei quali riesce inizialmente a trascinarsi a riva senza una gamba e con un polmone che si intravede dalla cassa toracica dilaniata.
Fortuna vuole che la nostra protagonista sia, come già detto, un’infermiera di alto livello e, munita di un kit di pronto soccorso e una bottiglia di bourbon, tenterà di salvare il suo amico.
Ecco quello che fa: sfila la cintura all’amico e gliela stringe dolorosamente attorno alla gamba maciullata che perdeva sangue a fiotti. Dopodiché gli versa il bourbon sulla ferita insabbiata che ha sulla schiena.
Entrambe le manovre sono talmente dolorose che necessitano il classico pezzo di legno da stringere tra i denti (
che mi sono sempre chiesto a che cazzo serva, magari pensando al futuro conto del dentista, il cervello ridimensiona il dolore fisico, chissà..).
Tanto dolorose quanto inutili.
Così come inutile è il kit del Pronto Soccorso che non viene usato. Probabilmente si spera che, mettendolo vicino al ferito, inneschi una qualche sorta di effetto placebo che suturi le ferite e faccia trasfusioni di sangue zero RH negativo.
Misteri delle neuroscienze.
Dopo aver stabilizzato il paziente (
leggasi: non c’è battito.), la nostra protagonista si attacca al Walkie-Talkie tentando disperatamente di chiamare i soccorsi.
E chi intercetta la chiamata? Proprio lui: il padre della ragazzina del prologo che è andato a caccia dello squalo armato di fucile a pompa e brutte intenzioni.
A questo punto la ragazza è in salvo, ma decide che vuole vendicare i suoi amici e si offre volontaria per fare da esca vivente allo squalo assassino, mentre l’eroe del film cercherà di farlo fuori al volo a colpi di fucile prima che venga trucidata anche lei.
La scena è davvero imbarazzante.
Io non riesco a capire come si possa presentare al pubblico un prodotto del genere. E non stiamo parlando di roba da
Asylum che fa schifo apposta e quindi ha i suoi fan che vogliono vedere qualcosa di esasperatamente ridicolo.
Stiamo parlando di un film che avrebbe l’ambizione di essere “
serio” seppur low budget, ma che risulta triste fino all’ultimo secondo quando veniamo raggelati da una parafrasi della citazione “
ci serve una barca più grossa”.
Voto: 3.41
[Modificato da Mr.Perfect 15/10/2022 20:25]
La perfezione esiste