Vinny Durand fa il tassista a New York, è uno sfigato di mezza età (con le sembianze di Joe Spinell, per giunta) che vive ancora con la mamma, con la quale ha un rapporto infantile ai limiti del morboso, ma coltiva l'ambizione di girare un grandioso film horror con l'attrice dei suoi sogni, la famosa Jana Bates (Caroline Munro, qui con una pettinatura che credo sia la massima summa del cattivo gusto anni '80).
Convinto di possedere doti geniali, il nostro Vinny, armato di telecamera a mano, parte alla volta di Cannes, dove si sta svolgendo (davvero) la 34esima edizione del Festival del Cinema.
Qui cercherà in ogni modo di avvicinare i membri dell'entourage di Jana per convincerli della bontà del suo progetto, ma riceverà naturalmente soltanto porte in faccia da parte di tutti, senza mai riuscire neanche ad imbucarsi a una festa in discoteca o a una conferenza stampa.
Mentre assistiamo al montare della frustrazione di Vinny, già di per sé non un tizio esattamente in bolla, sulla Croisette comincia a verificarsi una serie di cruenti omicidi ai danni di quei produttori, agenti e registi che lo hanno snobbato.
Lungi dall'essere quel che si dice un "bel film", TLHF aka Fanatic ha però due elementi fondamentali che lo rendono, prima di tutto, un film weirdissimo e decisamente divertente: il primo è Spinell, perfetto nella parte dello svalvolato fanatico con lo sguardo da folle, sempre in bilico tra la disperazione più totale e i sogni di gloria in cui il suo alter ego, elegante e altezzoso, gli dà dello sfigato brandendo la statuetta dell'Oscar; il secondo è l'ambientazione, che diventa letteralmente protagonista e ci dà l'opportunità di imbucarci, insieme a Spinell e a tutta la troupe del film, al Festival del 1981, in pieno svolgimento, con tanto di personaggi famosi tra la folla (io ho riconosciuto Karen Black, la Huppert e Kris Kristofferson, ma è probabile che me ne siano sfuggiti altri) e manifesti dei film in concorso che giganteggiano ovunque.
Se non siete troppo sofisticati e cercate uno slasher fuori dai soliti schemi, un po' raffazzonato ma divertente, smaccatamente anni '80, con un protagonista che ci mette l'anima e riesce a suscitare in una volta sola tenerezza, ribrezzo, pietà, disagio, e qualche risata, fidatevi e date una chanche a The Last Horror Film.