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Ultimo Aggiornamento: 09/02/2024 19:28
09/02/2024 19:28
 
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Natten har øjne è una storia d'amore che dal classico impianto iniziale da commedia romantica (vi vedo, che storcete il naso) passa via via ad assumere i connotati di un thriller e di un horror.

Leah e Maja si incontrano in biblioteca ed è amore a prima vista. Nello spazio di una giornata, le due giovani iniziano praticamente da subito una convivenza che le porterà a trasferirsi da Copenaghen a Londra, nel quartiere ebraico in cui vive Leah.
C'è però un piccolo problema: nell'appartamento al piano di sotto abita la madre di Leah, una donna sola, invadente, morbosamente protettiva nei confronti della figlia e fervente osservante dell'ebraismo ortodosso e delle tradizioni.
Se Leah sembra accettare con indulgenza le stranezze e le intromissioni della madre, Maja si sente ovviamente a disagio, poco accettata dalla donna e ben presto anche insospettita dai suoi comportamenti e da alcuni strani piccoli rituali che la portano ad indagare più a fondo i fondamenti di una religione a lei sconosciuta.

Per una volta sono riuscita a scrivere una trama senza spoiler, anche se temo inutilmente, dato che nessuno di voi guarderà questo film, perché, figuriamoci, "storia d'amore", "commedia romantica" e pure "lesbiche".

A me è piaciuto, questo primo lungometraggio di Gabriel Bier Gislason, figlio d'arte cresciuto a pane e cinema (la madre è la regista e sceneggiatrice Susanne Bier di cui sono grande fan).

E' bello (e per quel che mi riguarda, molto credibile) il modo in cui viene rappresentato l'innamoramento, le prime fasi di una relazione sul nascere, quando ancora ci si muove con imbarazzo, curiosità, entusiasmo e paura di sbagliare. Sono belli ed efficaci i dialoghi, sono ben scritte e molto ben interpretate le tre protagoniste, le cui relazioni, appunto di "attaccamento", costituiscono il fulcro attorno a cui ruota tutta la vicenda.
La parte propriamente horror non la fa da padrone, non ci sono vistosi effetti (anche se certi scricchiolii risultano più inquietanti di tante scene splatter viste altrove), e tutto si gioca principalmente su atmosfere e suggestioni.

Il vero problema, per me, è il fatto che si capisca troppo presto come stiano veramente le cose e dove risieda il vero pericolo, nonostante i vari depistaggi finalizzati a confondere lo spettatore e tenerlo nell'incertezza fino allo svelamento finale.

Questo non inficia più di tanto il mio giudizio, comunque positivo, sul film, ma è ovvio che me lo sarei goduto di più conservando il dubbio almeno per un'altra mezz'ora.

Se Gislason vorrà cimentarsi nuovamente col genere, dovrà lavorare un po' sui meccanismi dell'horror, ma come opera prima direi che il livello è decisamente altino.



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