00 01/06/2013 01:15
Re:
osmanspare, 31/05/2013 23:57:

Da cosa si misura il valore di un corto? A volte è difficile stabilirlo, così come è difficile trovare l’esatto metro con quale giudicare un’opera. Per cui, se è vero che il corto di Positano mi ha suscitato un senso di grande ammirazione, forse lo ha fatto per le ragioni sbagliate. Ma “sbagliate” al botteghino, però.

E’ certo e chiaro a tutti che Transitus è un prodotto tanto originale e promettente nell’idea quanto rozzo nella realizzazione; “rozzo” in senso buono, intendiamoci! E infatti un’altra cosa che traspare è la passione, il gusto del regista per l’effetto speciale – qui addirittura delle animazioni in stop motion come non se ne vedevano dai tempi di Harryhausen – unita ad una bella originalità, ad una trama che più che viaggiare in una ben precisa direzione si affida alle suggestioni e ad uno squisito gusto visionario. Un corto costruito intorno agli oggetti (molto bella e di grande effetto la realizzazione dell’isola dei morti tratta dal quadro di Böcklin, molto interessante l’idea della bara/cassa sospesa nel vuoto, inquietante la riproduzione della “porta dell’alchimista” che si trova a Roma), che però non si limita a raccontare una storiellina qualunque ma cerca un qualcosa in più, una voce originale e dolcemente retrò, con un'unica pecca – o forse un rimpianto : se infatti da un lato è bello e giusto non chiedersi più di tanto riguardo alla trama, al suo senso (se mai esiste) e al finale del corto, dall’altro sarebbe stato però di certo più intrigante vedere questo sfoggio di talento alle prese con una storia più corposa, più significativa, ma soprattutto più lunga e articolata anche nella visionarietà.

Date da vedere questo corto ad un giovanissimo giurato. Potrebbe dire “beh? E che è questo? Uno scheletrino di plastica tutto storto che si muove a mano! Un uccellaccio di polistirolo! Ma che schifo!”. E voi “ma è un omaggio ai tempi d’oro del cinema! A harryausen! Alla stopmotion!” E lui: “ E che è la stopmoscion? Chi se ne frega di Coso-Hausen? Siamo nel 2013 e il cinema non si fa così!”

Per cui ecco: se devo dire che questo è un bel corto, attuale, interessante, realistico, comprensibile, potente, significativo, moderno, accurato, ricco…non posso proprio dirlo. E’ un corto vecchio e malandato, condannato in partenza sia dal modo in cui racconta sia dai mezzi con cui lo fa, privo di “stile”, di tecnica, di elementi moderni, ingenuo e senza capo ne coda.

Se però devo dire la mia, devo ammettere che – sapendo quello che IO so – Transitus è un gran bel lavoro.

Ed è bello perché originale l’approccio dell’autore, meraviglioso il suo usare quelle tecniche desuete che ci hanno affascinato quando eravamo bambini (e che ancora oggi non possono che suscitare il nostro interesse) particolare il suo approccio all’orrore fatto in modo “fantastico”, con mostri che non scaturiscono dal turbolento inconscio malato dell’uomo moderno e represso, bensì direttamente dal luogo in cui provengono i sogni, le fantasie e le meraviglie, in cui i cattivi sono dei veri cattivoni, e gli scheletri ti danno addosso col pugnale salendo su per una corda.

Insomma, in Transitus ce ne sono di cose da vedere: le origini del cinema, i vecchi film d’avventura…e sebbene “rozzo” e poco plausibile alle analitiche menti dello spettatore moderno…quanto è personale e coraggioso il concetto della ragazza che si risveglia prigioniera di una cassa sospesa nel vuoto? Quale regista moderno avrebbe potuto pensare una cosa del genere? Ci si sarebbero messe in mezzo un sacco di chiacchiere: e ma perché si trova lì, ma la gravità dov’è, e come mai se è nell’oscurità si vede una luce, e la ragazza chi è, cosa pensa della vita, cosa simboleggia la bara dal punto di vista psicoanalitico, e quale preciso mostro la ha infilata lì dentro e per darle quale lezione morale…. Tutte cose delle quali il regista se ne strafrega, riuscendo a ricordarci che una volta il cinema non era fatto di tante precisazioni ma era prima di tutto improvvisazione, illuminazione, ispirazione, sfida, immaginazione, immedesimazione.
Il Transitus della protagonista è quindi un viaggi,o più che dentro sé stessa, dentro l’atto cinematografico di ideare un mondo fantastico e viverci avventure non ben precisate al suo interno. C’è un recupero del Sense of Wonder, l’idea di fare un cinema in cui tutto può davvero accadere, senza tanti sostrati e interpretazioni. E’ un po’ come girare un film muto al giorno d’oggi, o in bianco e nero ( e qualcuno, di recente, lo ha fatto), un ritorno alle origini fatto con grande bravura.

Se dunque il mio spettatore scettico non può che guardare con distacco quell’uccellaccio traballante, quel sangue finto (e poi, un chiodo che provoca un’emorragia tale! Qualsiasi libro di medicina direbbe che non è possibile! Anche considerando la coagulazione!) che scorre fino ai piedi per una punturina, quello scheletro scombinato, la scena traballante di lei che vola appesa all’uccellaccio… lo spettatore “bambino” non può che indirizzare un applauso all’autore, che ci ha dato una bella prova di amore, di gusto tutto personale per un particolare modo di intendere il cinema, e per degli effetti speciali assolutamente non paragonabili a quelli moderni, ma vincenti per quel che riguarda le emozioni che sono capaci di suscitare e per la visionarietà che riescono a trasmettere,

Più soldi, più tempo, più mezzi ci sarebbero voluti per creare un’opera davvero degna di nota… ma anche così i risultati sono sicuramente apprezzabilissimi (anche se forse solo per un pubblico "datato" come me). Un corto davvero personale ed emozionante.

Complimenti all’autore, un talento unico e da salvaguardare!




...sono commosso....
si! Transitus è tutto questo...e tutto questo lo sono pure io...
le citazioni sono perfette!! l'isola dei morti, la porta ermetica di Roma...bellissimo che si riconoscono,
ma una recensione così non può che far parte integrante anche lei del film...
la chiave di lettura c'è ed è vero quello che dici!! non è un film per la mente ma un film per l'emozione .... un film simbolico di cui bisogna avere le chiavi e ognuno di noi le ha nella propria coscenza... non nella mente...
in fine... questa Bellissima emozionante recensione me la porto via come me e appeso a un vecchio pipistrello... volo in luoghi lontani e misteriosi per percorrere il cammino....