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The Reign of Horror Forum
Forum di discussione sul cinema horror, splatter, trash, exploitation e sul cinema horror amatoriale
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Midsommar (Ari Aster, 2019)
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Negatrice di Gioie
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Registrato il: 04/12/2005
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27/02/2022
20:36
Non ho trovato neanche un topic su Ari Aster. Why? Troppo recente? Troppo da fighetti?
Io trovo che sia uno dei registi horror più promettenti degli ultimi anni.
Ossessionato dai dettagli, dalle immagini simboliche e d’impatto, così come dalle ambientazioni curatissime, Aster propone un modo originale di fare horror, affrontando tematiche quali il lutto, la famiglia, la coppia e intrecciandole a temi più propriamente orrorifici in un crescendo emotivo e sconvolgente che difficilmente lascia indifferenti.
Mi era piaciuto Hereditary, che vidi al cinema in condizioni disastrose (estate torrida, sala - piccola - con aria condizionata fuori uso) e ho apprezzato ancora di più il suo ultimo lavoro, Midsommar.
Questa la trama: la giovane Dani subisce una perdita sconvolgente, quando la sorella decide di suicidarsi portando con sé anche i genitori. Di colpo la ragazza è sola, in preda ad angoscia ed attacchi di panico, con l’unico conforto (si fa per dire) di un fidanzato che finge compassione ma in realtà mal sopporta le sue crisi e vorrebbe anche lasciarla, senza averne il coraggio. Il codardo la invita controvoglia (sperando vanamente che lei declini l’invito) a partecipare con lui e i suoi amici ad un viaggio di studio/divertimento in uno sperduto villaggio svedese dove vive una comunità che ogni 90 anni d’estate celebra un misterioso festival che si rifà alle tradizioni folkloristiche norrene.
Non vado oltre sugli sviluppi della vicenda, per non rovinare il piacere della visione, dico solo che da quando il gruppetto dagli stati Uniti arriva in Svezia, il film si svolge interamente alla luce del sole, cosa piuttosto anomala per un horror, ma che in questo caso non fa che amplificare il senso di disagio e di incombente pericolo che ci accompagna per tutta la durata del film.
La giovane Dani, interpretata da Florence Pugh, sul cui volto la telecamera si sofferma spesso e volentieri, ad inquadrare una mimica facciale che incarna in modo straordinario l’evoluzione dello stato d’animo della protagonista, è di una bravura eccezionale (così come la più famosa Toni Collette in Hereditary).
Il finale è meraviglioso.
Straconsigliato.
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