00 29/07/2022 12:53


Non sono una grande ammiratrice di Scott Derrickson, di cui ricordo a fatica The Exorcism of Emily Rose e un po’ di più l’irritante e sopravvalutatissimo Sinister.
Questo Black Phone però è fico.
Del resto, gli elementi per conquistarmi ce li aveva tutti:
1) La storia è kinghiana fino al midollo, un coming of age il cui protagonista è un loser a tutti gli effetti, bullizzato a scuola, maltrattato a casa, ma con qualche amico vero e una sorella decisamente speciale.
Aggiungete che il cattivo ha pure i palloncini (neri).
2) Il film è ambientato a fine anni 70, il periodo in cui sogno di risvegliarmi ogni sera quando vado a dormire.
3) La colonna sonora è da sturbo.
4) Quando guardo un horror, 9 volte su 10 il finale fa schifo e mi rovina tutto il film.
Qui a 20 minuti dalla fine parte On the run dei Pink Floyd ed è una goduria, il film esplode e va avanti senza sbagliare una virgola fino al finale bellissimo e struggente.


Detto questo, il film mi è piaciuto ma non urlo al capolavoro.
Anche perché ha un difetto mica da niente: il cattivo non fa paura. Non abbastanza. Non a me.
Sono mesi che mi lascio suggestionare da quella maschera ghignante sbandierata per tutto il web (che rimane una figata, del resto l’ha fatta Tom Savini, mica l’hanno comprata in cartoleria), ma poi, tolta la scena del rapimento, l’unica in cui il Grabber ha un’aria veramente inquietante, per il resto incuteva più timore mia madre quando si incazzava se facevo tardi.
Cioè, è la situazione a fare spavento, perché lo sappiamo che i regazzini rapiti e chiusi in cantina poi non fanno una bella fine, ma lui, l’uomo nero, l’incarnazione del male assoluto, il più malato tra tutti i cattivi, sembra uno che in fin dei conti puoi anche riuscire a gabbare, magari con l’aiuto telefonico da casa… (mia madre no, col cazzo che la gabbavi, manco col telefono nero, blu o giallo).
Sembra uno che non sa neanche bene che cosa fare, e infatti il suo fine (il suo “gioco”, come lo chiamano) non è che sia tanto chiaro.
Insomma, un cattivo un po’ sbiadito, nonostante Ethan Hawke ce la metta tutta, con la voce e la fisicità (la faccia non si vede mai), a trasmettere un senso di minaccia che però io ho avvertito poco.

Va detto anche che il vero protagonista non è lui, tutto il film è in realtà incentrato sui REGAZZINI, sul modo in cui gli tocca crescere per affrontare i bulli, le cinghiate dei genitori alcolizzati, i rapitori seriali e in generale la vita.
Finney e la sorellina Gwen, loro sì che sono convincenti, ben scritti e delineati, come ben delineato è il forte legame che li unisce e che dà loro la forza per affrontare prima la drammatica situazione in casa e in seguito il rapimento. E poi il rapporto con tutti gli altri regazzini, altrettanto importante nello sviluppo della storia.

Insomma, per essere chiari: non è un film sull'uomo nero, ma CON l'uomo nero, sappiatevelo, per non rimanerci male.
Il Grabber è un contorno, il black phone un espediente, ma tutto ruota intorno ai REGAZZINI.

Da me comunque un sette e mezzo se lo becca.



[Modificato da Negatrice di Gioie 29/07/2022 12:56]