00 27/05/2023 09:40


Signe e Thomas sono sostanzialmente due persone orribili che vivono una relazione orribile, e che sembrano esistere solo riflessi nello sguardo degli altri.
Ogni loro azione, ogni gesto, è studiato e finalizzato a metterli al centro dell'attenzione, a suscitare interesse, ammirazione, stupore, piuttosto che niente va bene anche la pietà.
A guardar bene, non sono poi così tanto diversi da un sacco di gente che abbiamo intorno, chi più chi meno: gente in cerca di visibilità, narcisista, superficiale, egocentrica, invidiosa, bugiarda, manipolatrice, sociopatica, psicotica.
E' lo specchio, neanche troppo deformato, della nostra società dei like, dove se tieni un profilo basso non conti un cazzo, non sei nessuno. Nessuno ti vede.
Solo che ovviamente qui tutto è ingigantito grottescamente, moltiplicato per 1000, e a un certo punto a Signe, sempre in competizione col fidanzato in una snervante gara a chi riesce a mettersi più in mostra e guadagnare più attenzione, non resta che assumere dosi massicce di un farmaco russo illegale che causa gravissimi danni alla pelle, allo scopo di farsi diventare la faccia come un polpettone e ottenere finalmente il primo posto sul podio della celebrità.
Sorvolando sul fatto che a Signe non sfiori mai neanche per un attimo l'idea di provare a farsi notare per meriti reali, qui siamo ben oltre il concetto delle tette rifatte, delle labbra a canotto e dei selfie ammiccanti, roba che appartiene ormai al secolo passato. In questa evoluzione della società dell'apparire, bisogna inventarsi qualcosa di nuovo per essere notati. Ce lo fa capire anche la tizia dell'agenzia pubblicitaria presso cui Signe ottiene un contratto grazie alla sua mostruosità fisica: siamo saturati da immagini di volti e corpi perfetti con la pelle di seta, il mondo sta cambiando, e con la scusa dell'inclusività (di cui in realtà non frega niente a nessuno) ecco salire in passerella i menomati, gli sfregiati, i mutilati. E non si tratta ovviamente di esempi edificanti alla Bebe Vio, ma di roba concettualmente molto più affine alle esibizioni circensi dei freak, però in confezione fighetta e patinata.
Con le debite distanze, qualche spunto sull'argomento ce l'ha dato pure Cronenberg nel suo ultimo lavoro.

Ora, questa cosa di dover sempre stare a scegliere fra sezione horror e altro cinema è una rottura di palle, anche perché la maggior parte dei film di altro genere che guardo ha sempre una vena orrorifica o comunque disturbante, anche se di fatto non si può classificare come horror nel senso tradizionale.
Quindi, me ne fotto e lo piazzo qui, anche perché Sick of myself (scandinavo come altre belle cose che ho visto ultimamente) è un film weirdissimo che sconfina nel body horror, soltanto mascherato da commedia tendente al dramma e molto, molto disturbante sotto tutti i punti di vista.

Insomma, inclassificabile ma gradevolissimo, anzi sgradevolissimo come piace a me.

E consigliatissimo, naturalmente.