GROWTH di Gabriel Cowan

Prendete “Squirm” e “Dimensione Terrore”, mescolateli con il loro derivato “Slither” ed ambientate il tutto su un'isola ed ecco che otterrete “Growth”, horror low-budget statunitense del 2009, di discreto intrattenimento. La storia vede un esperimento, volto a rendere l'essere umano più forte e longevo attraverso l'inserimento nell'organismo di forme parassitarie geneticamente modificate, andare orribilmente fuori controllo causando un vero massacro. Anni dopo, si recano sull'isola teatro della tragedia, un gruppo di giovani che ben presto dovranno vedersela con orribili parassiti vermiformi, in grado d'insinuarsi sottopelle, riprodursi, possedere e divorare da dentro il corpo ospitante. Nel tripudio di effettacci, mirati alla ricerca del disgusto, si consumerà la lotta per la sopravvivenza degli umani. Discretamente ritmato e tecnicamente decoroso, “Growth” non decolla mai verso qualità eccelse ma si mantiene sulla sufficienza, riservando qualche momento horror-ironico e splatter di buona riuscita, seppur l'abbondante CG non sia sempre di livello elevato. L'inserimento di un paio di sottotrame riesce a rendere più variegata la sceneggiatura, anche se la prevedibilità resta sempre dietro l'angolo. Interessante, più che per le sue qualità filmiche, soprattutto per il fatto di essere stato realizzato in digitale attraverso l'utilizzo di tecnologie Red One Camera, in grado di fornire un aspetto visivo molto vicino alla pellicola abbattendone paurosamente i costi di produzione. Potabile, ma si dimentica molto rapidamente.


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